Con l’annuncio della riduzione dei dazi doganali a partire dal 1° luglio 2018 sull’import di circa 1.500 prodotti dei settori abbigliamento, automotive, apparecchi elettrodomestici e cosmetici (riduzione che interesserà anche altri comparti entro il 2022), si prospettano ulteriori possibilità per coloro che vogliono fabbricare e produrre in Cina.
In questo contesto si intravede l’importanza della potenza cinese sull’agenda economica internazionale. Tuttavia non si può non tenere conto del braccio di ferro Cina-Stati Uniti.
Secondo l’analisi del team di ricerca economica di Mathilde Lemoine, Group Chief Economist del Gruppo Edmond de Rothschild, il Presidente cinese non può permettere che il suo Paese rimanga indietro rispetto agli Stati Uniti pertanto il suo piano di ripresa (che comprende anche il rilancio dell’antica via della seta) verrà completato, secondo le previsioni, attestandosi al 6,7% già a partire dalla prima metà del 2019.
Dazi doganali Cina-Usa: l’Eurozona
Se l’obiettivo americano è quello di guadagnare quote di mercato dai suoi partner commerciali (obiettivo percorso con l’aumento dei dazi doganali e la riapertura dei negoziati bilaterali con l’Unione Europea), quello cinese è, invece, la ricerca di nuovi mercati per limitare l’impatto negativo dei dazi doganali sui volumi delle esportazioni.
Sempre secondo le analisi del team di ricerca Lemoine, se la Cina completerà il piano di ripresa, come detto pocanzi, la sua crescita potrebbe accelerare nella prima metà del 2019 attestandosi al 6,7% mentre la crescita americana raggiungerebbe il 2,7%, grazie ai forti consumi delle famiglie. Il PIL dell’Eurozona crescerebbe solo dell’1,5% nel 2019 e dell’1,4% nel 2020.
Riduzione dazi doganali, economia cinese e rapporto del FMI
Dopo il rapporto pubblicato nei giorni scorsi dal FMI (Fondo Monetario Internazionale), in cui vengono ridotte le stime di crescita per il 2019 e il 2020 e viene prevista per i prossimi due anni una crescita economica globale rispettivamente del 3,5% e del 3,6%, sono stati invitati tutti gli attori politici a collaborare per affrontare le sfide commerciali ed economiche attraverso “l’innalzamento di barriere non tariffarie o l’imposizione di dazi doganali”.
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