Il prossimo 6 novembre 2020 sarà celebrato il 50° anniversario delle relazioni diplomatiche bilaterali tra Repubblica Popolare Cinese e Italia, evento che viene soprannominato “Road to Fifty” (la Via verso i Cinquanta) in riferimento alla Via della Seta che fin dall’antichità era la principale rete di unione tra l’Oriente e l’Europa, che aveva tradizionalmente come punto d’inizio Xi’an, l’antica capitale cinese, e come luogo d’arrivo Venezia, attraversando i meravigliosi luoghi descritti nel “Milione” del celeberrimo esploratore italiano Marco Polo.
L’arrivo della cultura italiana nel Regno di Mezzo ebbe inizio appunto grazie alla rete di infrastrutture rappresentata dalla Via della Seta. Successivamente, nel VI secolo, i missionari gesuiti approdati in Cina allo scopo di evangelizzare la popolazione istituirono l’insegnamento della lingua e della cultura italiane, tra essi ricordiamo in particolare Matteo Ricci.
La storia degli accordi
Il 1970 è considerata la data di stabilimento dei rapporti tra Italia e Cina, in quanto il 6 novembre di tale anno l’Italia riconobbe formalmente la Repubblica Popolare Cinese, interrompendo le relazioni diplomatiche con la Repubblica di Cina, meglio conosciuta come Taiwan.
Risalgono al 1955, però, i primi segni d’intesa tra alcune istituzioni italiane e la Repubblica Popolare Cinese a sei anni dalla fondazione. La prima visita fu di Zhang Zhixiang, viceministro della cultura della Cina. In seguito, Pietro Nenni, allora segretario generale del Partito Socialista Italiano, nell’ottobre 1955 volò a Pechino per incontrare il presidente Mao Zedong. Fu proprio Nenni, quattordici anni più tardi, a presentare la proposta di riconoscimento della RPC, approvata l’anno successivo.
Dopo l’avvento del Partito Comunista a capo del governo cinese nel 1949 e in modo particolare durante la Rivoluzione Culturale degli anni ‘60, i movimenti di sinistra in Occidente furono ammaliati dalla dottrina maoista e dalle politiche “illuminate” del cosiddetto Grande Timoniere. Fu in questo periodo che molti famosi letterati italiani come Alberto Moravia, Dacia Maraini e Tiziano Terzani viaggiarono in Cina alla scoperta di questo Paese.
Il 6 ottobre 1978, Huang Hua, Ministro degli Affari Esteri Cinese in visita a Roma e Arnaldo Forlani, Ministro degli Affari Esteri Italiano, siglarono un accordo bilaterale di collaborazione culturale fra i due paesi. Tale accordo prevedeva un programma biennale di cooperazione culturale, scientifica e tecnica.
Nel settembre 2006, l’allora presidente del consiglio italiano Romano Prodi in visita ufficiale in Cina insieme ad alcuni ministri firmò insieme al premier cinese Wen Jiabao e al presidente Hu Jintao accordi riguardanti ricerca, scambi culturali tra studenti universitari e ricercatori, adozioni e commercio.
Italia e Cina oggi
A 50 anni dalla stipula formale, i rapporti tra i due Paesi sono solidi e sempre più forti, come confermano Enzo Moavero Milanesi e Wang Yi, ministri degli Affari esteri rispettivamente di Italia e Cina. Il 25 gennaio di quest’anno i due politici hanno co-presieduto la sessione plenaria della IX riunione del Comitato Governativo Italia-Cina presso la Farnesina, durante la quale sono stati trattati argomenti quali la crescita dell’interscambio commerciale, che nel 2018 supera del 4,5% l’anno precedente e nel 2019 raggiunge il +6,5%.
L’obiettivo comune risulta essere quello di promuovere una solida ed equilibrata crescita dell’interscambio di beni e servizi e consolidare il flusso di investimenti, promuovere una competizione leale tra le imprese, tutelando la proprietà intellettuale contro la contraffazione, specialmente nell’ambito del commercio elettronico e dell’import-export, ma anche in altri settori, come quello dell’agro-alimentare, in piena fase di sviluppo ed espansione.
Sono state affrontate anche le principali tematiche globali: pace e sicurezza, commercio internazionale, cambiamento climatico, contrasto ai traffici illeciti; è stato inoltre confermato l’impegno nella promozione e sviluppo in ambiti quali ambiente ed energia sostenibile; agricoltura; urbanizzazione sostenibile; sanità; aviazione; tecnologie spaziali e relative applicazioni; infrastrutture e trasporti.
L’Italia, tra i Paesi europei, è il quinto partner commerciale della Repubblica Popolare Cinese per volume d’affari. L’Italia importa dalla Repubblica Popolare Cinese principalmente prodotti tessili e dell’abbigliamento, prodotti chimici, componenti meccanici ed elettronici; esporta invece verso la Cina macchinari industriali, attrezzature, prodotti chimici, pelli animali e articoli di pelletteria.
Italia e Cina domani
L’intenzione e l’impegno a rafforzare e approfondire i legami tra i due Paesi è stata confermata anche dai rispettivi capi di Stato, in occasione della visita del presidente Xi Jinping dello scorso marzo in Italia per firmare insieme al Presidente del Consiglio Conte gli accordi bilaterali sulla Nuova Via della Seta.
In un articolo del Corriere della Sera, sono riportate le parole del presidente della Repubblica Popolare Cinese:
“In un mondo che affronta profondi cambiamenti, siamo chiamati a portare le relazioni tra Cina e Italia a un livello superiore e salvaguardare unitamente la pace nel mondo, la stabilità lo sviluppo e la prosperità. Durante la mia visita, spero di lavorare con i leader italiani per disegnare il futuro delle nostre relazioni e muoverci verso una nuova era.”