La Cina supera la crisi
Un forte segnale di fiducia arriva dal Partito Comunista Cinese, rappresentato dalla visita del segretario generale del Partito e del leader cinese Xi Jinping a Wuhan, città da cui ha avuto inizio la diffusione del Covid-19.
Il Presidente cinese si è recato fuori dall’ospedale di Huoshenshan, una delle numerose strutture costruite appositamente per la reazione al coronavirus. Nel suo discorso ha elogiato gli operatori sanitari e tutta la popolazione, che hanno seguito rigorosamente le istruzioni del Partito, contribuendo alla sconfitta del contagio. Xi Jinping ha inoltre visitato un quartiere residenziale e si è congratulato gli operatori della comunità, elogiandoli per il lavoro in prima linea nella cura dei residenti in quarantena.
In un momento di progressiva riapertura degli uffici e luoghi di lavoro, dei parchi, delle scuole, la visita di Xi Jinping rappresenta un messaggio di speranza per i cittadini che la Cina potrebbe essere in grado di tornare completamente alla normalità nelle prossime settimane.
Infatti, questa è stata la prima visita del presidente Xi da quando la città, che ospita circa 11 milioni di residenti, è stata chiusa a fine gennaio. Da allora, oltre 115.000 persone sono state contagiate in tutto il mondo, tra cui oltre 80.000 cittadini cinesi, di cui 3.140 morti, come stima il report del 10 marzo pubblicato dall’OMS.
Da questo report, vediamo chiaramente che il numero di infezioni è salito alle stelle in altri paesi del mondo, ma è calato drasticamente in Cina.
Infatti, dopo un arresto quasi totale dell’economia e dei trasporti del paese per quasi due mesi, con misure di sorveglianza e controllo del movimento rigorose attuate estensivamente a livello di quartiere, molte province cinesi hanno abbassato i livelli di emergenza.
Le discriminazioni nel resto del mondo
Dalla diffusione della notizia del virus a gennaio, la Cina e i cinesi di tutto il mondo hanno subito discriminazioni. Abbiamo già parlato di come i nostri ragazzi cinesi, che vivono da anni in Italia, siano stati allontanati e in alcuni casi persino insultati (leggi il nostro articolo sulla Disinformazione da Coronavirus).
Articoli sensazionali e social media avevano reso la paura più contagiosa del virus stesso.
“Mi sono reso conto che i miei amici in Italia leggevano solo i titoli sul coronavirus in Cina, ma non sapevano nulla delle storie che c’erano dietro. Non ricevevano notizie dai loro cari che erano preoccupati e terrorizzati, non avevano amici che da ogni provincia della Cina si recavano a Wuhan per fare volontariato con migliaia di altri impiegati dell’ospedale.
I social cinesi non generano allarmismi, ma condividono messaggi di speranza. Le persone condividono la propria situazione e la propria storia, per sentirsi meno soli, per non sentirsi isolati e per diffondere messaggi di speranza, per dire ai propri amici di tenere duro e presto tutto sarebbe finito”.
E così, è stato. La Cina ha tenuto duro, si è impegnata con grandi sforzi e sacrifici, ed ha superato la crisi.
Emergenza Coronavirus in Italia
Nel resto del mondo, il timore che negli ultimi mesi ha portato moltissime persone (troppe) ad avere atteggiamenti disumani è diventato realtà. Il coronavirus ha invaso il mondo, incluso il nostro paese.
L’Italia oggi segue la Cina per numero di contagi, che hanno superato i 9000 casi, mentre l’Iran e la Corea del Sud registrano oltre 7000 casi di coronavirus. Le problematiche iniziali riscontrate dalla Cina – carenza di test, ospedali sovraffollati, insufficienti misure precauzionali, carenza di misure governative di controllo – hanno avuto luogo in diversi paesi in Europa e nel mondo.
Oggi, le discriminazioni subite dai cinesi, sono replicate anche sulla popolazione italiana. Siamo diventati gli “untori d’Europa”, nonostante uno studio eseguito dal New England Journal of Medicine attesti che è stato un uomo tedesco ad estendere il contagio in Italia. Questi era stato a Shanghai e, rientrato in Germania senza accurati controlli, è entrato in contatto con un collega della filiale italiana della sua azienda.
La Cina: modello e inestimabile supporto
In questa situazione di crisi, è proprio alla Cina che l’Italia guarda per fronteggiare a sua volta questa battaglia. Le misure che il governo italiano sta prendendo e attuando in tutto il territorio nazionale, seguono infatti il modello cinese, che si è dimostrato così efficace in un paese con una popolazione 50 volte maggiore rispetto a quella italiana.
La Cina, sola nella sua lotta contro il Coronavirus, è inoltre il primo paese in termini di aiuti economici, sanitari ed umanitari verso l’Italia. Proprio ieri 10 marzo, il ministro degli esteri italiano e quello cinese hanno concluso un accordo di cooperazione sanitaria, che prevede l’invio dalla Cina di 100 mila mascherine di massima tecnologia, 2 milioni di mascherine mediche, 20 mila tute protettive e oltre 50 mila tamponi per effettuare test diagnostici, 1000 unità di ventilatori polmonari e un carico di guanti monouso.
In Cina, inoltre, si moltiplicano le iniziative di supporto economico da parte della popolazione nei confronti dell’Italia.
L’agenzia di stampa Xinhua riporta ad esempio l’iniziativa lanciata dagli abitanti di Wenzhou, città portuale a sud dello Zheijang nonché terra d’origine di gran parte degli immigranti cinesi in Italia. Da questa località è già partito un carico di 6mila guanti monouso, 1900 mascherine, 660 occhiali protettivi e 30 tute monouso, per un valore di 200.000 yuan (circa 28.690 dollari).
Sono inoltre state avviate una serie di raccolte fondi da destinare all’emergenza coronavirus in Italia; donazioni fatte da grandi e piccoli imprenditori cinesi, come la Fondazione Jack Ma e la Fondazione Alibaba; oltre 1000 medici e infermieri cinesi, che dopo aver combattuto incessantemente il virus nel loro paese, sono pronti a fare volontariato in Italia in supporto del nostro personale sanitario, per combattere una battaglia che la Cina e l’OMS fin dal primo momento, anche se non adeguatamente ascoltate, avevano avvisato essere un problema mondiale.
In un momento delicato come questo, ognuno di noi deve dare il proprio contributo attenendosi alle istruzioni diffuse dal governo e seguendo il modello della Cina, per superare anche e soprattutto grazie al loro inestimabile aiuto, questa situazione di crisi.