Ecco come combattere l’inquinamento da usa e getta.
Una visione sul mondo
Gli sforzi fatti fino ad oggi nella lotta contro la plastica monouso hanno subìto un drastico arresto con l’arrivo della pandemia Covid-19. Ora più che mai è importante rivedere i comportamenti di aziende e consumatori per non vanificare gli obiettivi raggiunti grazie anche all’approvazione della direttiva europea a luglio 2019. Il Parlamento Europeo a luglio 2019 ha approvato la Direttiva dell’Unione europea UE 2019/904 o Direttiva SUP – Single Use Plastic, una legge che vieta l’uso di articoli in plastica monouso entro il 2021.
Nella direttiva UE i prodotti soggetti a divieto sono molteplici: gli scaffali della Grande Distribuzione dovranno dire addio a forchette, coltelli, cucchiai, bacchette, piatti, cannucce, contenitori per alimenti, bastoncini cotonati e molti altri prodotti “usa e getta”. Il divieto è previsto dalla direttiva Ue 2019/904 che impone anche il riciclo di almeno il 77% delle bottiglie in plastica nel 2025 e del 90% nel 2029, in più l’utilizzo di materiali riciclati al 30% nel 2030. Gli stati membri dovranno recepire la direttiva entro il 3 luglio 2021. Quali alternative alla plastica monouso?
La bagassa
Argomenti come la tutela dell’ambiente, la sostenibilità e la riduzione dei rifiuti sono sempre più al centro dell’attenzione anche nel settore gastronomico!
L’abuso di plastica monouso richiede alternative più green per limitare l’inquinamento, specialmente dei mari, e tutelare anche la nostra salute.
Tra le alternative migliori per i pic-nic eco-friendly a basso impatto ambientale vi è la bagassa, un derivato o polpa di canna da zucchero. La bagassa è un materiale simile al cartone, molto resistente e utilizzato nel packaging alimentare. Deriva dalla lavorazione della canna da zucchero e potrebbe rappresentare la prima risposta al problema dei rifiuti plastici.
Nella produzione dello zucchero, la canna da zucchero viene prima di tutto pressata e mescolata con acqua e lignina, un legante naturale, ed infine utilizzata per la produzione di stoviglie usa e getta. Molto comune nei paesi del Sudest Asiatico, in India, in Cina e in Sud America, negli ultimi anni, piatti e bicchieri di bagassa hanno fatto la loro comparsa anche sul mercato dei Paesi occidentali: sono biodegradabili e compostabili al 100% e, contrariamente ai piatti e bicchieri di carta, non impongono l’abbattimento di alberi!
Il PLA
Un’altra soluzione per conciliare rispetto dell’ambiente e prodotti usa e getta è il PLA. PLA è l’abbreviazione di Polylactid Acid, o acido polilattico. È un materiale derivato dalla trasformazione degli zuccheri presenti in mais, barbabietola, canna da zucchero e altri materiali naturali e rinnovabili e non derivati dal petrolio (a differenza della plastica tradizionale). Questa bioplastica è biodegradabile e compostabile quindi si degrada rapidamente nel terreno una volta raggiunte le condizioni di temperatura e umidità necessarie. Si tratta di una bioplastica poiché il materiale è fatto completamente da risorse naturali. Tramite fermentazione, nelle piante contenenti amido si sviluppa acido lattico che può essere modellato in granuli in ulteriori processi. La bioplastica PLA si caratterizza da un’elevata trasparenza e resistenza ed è molto simile alla normale plastica, è biodegradabile, compostabile e adatta al contatto con gli alimenti!
Il ruolo di Witrade
Witrade è in prima linea nella lotta contro la plastica monouso, supportando i propri clienti in questo delicato processo di cambiamento e fornendo assistenza in tutte le fasi della supply chain, dalla ricerca del miglior produttore in termini di rapporto qualità/prezzo al controllo degli standard di qualità e soprattutto al reperimento delle certificazioni in conformità con le normative vigenti. Per importare in modo sicuro sono necessarie alcune conoscenze sulle normative comunitarie. Questo per non incorrere in spiacevoli “inconvenienti”, che possono capitare agli importatori poco esperti.
Nel 2002 il Comitato europeo di normazione ha introdotto la norma EN 13432 con l’obiettivo di definire i requisiti per gli imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione. Secondo la UNI EN 13432:2002, le caratteristiche che un materiale compostabile deve avere sono le seguenti:
• Biodegradabilità, ossia la conversione metabolica del materiale compostabile in anidride carbonica.
• Disintegrabilità, ovvero la frammentazione e perdita di visibilità nel compost finale.
• Assenza di effetti negativi sul processo di compostaggio.
• Bassi livelli di metalli pesanti e assenza di effetti negativi sulla qualità del compost.
Un materiale certificato compostabile in base alla norma UNI EN 13432:2002 è quindi biodegradabile e compostabile.
La nostra mission è quella di assistere i clienti in questo gargantuesco quanto ingarbugliato mondo delle certificazioni, avvalendosi solo di enti certificatori accreditati in grado di aumentare la tua credibilità.
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