Schizzano le esportazioni cinesi nei primi due mesi del 2021, rispetto ai valori del 2020, quando la Cina venne colpita per prima dal Covid-19. Pechino registra un surplus della bilancia commerciale pari a 103,25 miliardi di dollari, molto al di sopra delle attese.
L’export in dati
Nei dati calcolati in dollari sui valori diffusi dall’Amministrazione delle dogane cinesi, l’export cresce per l’ottavo mese di fila e vola del 60,6% annuo, oltre il 38,9% atteso e in accelerata sul 18,1% di dicembre, con il miglioramento della domanda globale, superando ampiamente le attese degli analisti che stimavano un aumento del 38,9%: nel solo mese di febbraio le esportazioni sono schizzate del 154,9%, mentre le importazioni sono aumentate del 17,3%, al ritmo più elevato dall’ottobre 2018. Nei primi due mesi del 2021, invece, le importazioni hanno registrato un aumento del 22,2% rispetto a gennaio-febbraio 2020.
Quali prodotti hanno contribuito a un’impennata delle esportazioni
L’esportazione, stando ai dati diffusi dalle dogane cinesi, è la più ampia da oltre due decenni, trainata dai prodotti dell’elettronica legati allo smart-working (+54,1%) e dai prodotti tessile-medicali (+50,2%) di contrasto alla pandemia del nuovo coronavirus, come le mascherine. Le esportazioni sono cresciute soprattutto grazie alla ripresa della domanda esterna, in particolare da Stati Uniti e Unione Europea, ma soprattutto dall’Italia, mentre l’aumento delle importazioni è dovuto all’effetto combinato della ripresa dell’economia e delle misure di stimolo di Pechino, secondo quanto riferito dalle dogane cinesi, salendo del 22,2%, per il quinto mese consecutivo (dopo il +6,5% di dicembre e le previsioni a +15%), grazie ai miglioramenti sul fronte della pandemia e ai prezzi delle commodity.
Inoltre, durante le festività del Capodanno lunare (il Capodanno è una festa molto sentita per i cinesi che comporta la chiusura totale delle attività per due settimane circa) le autorità cinesi quest’anno hanno scoraggiato i viaggi per il ritorno nei luoghi di origine, a causa di una lieve ripresa dei contagi in diverse parti del Paese. Così molte imprese dedite alle esportazioni (soprattutto negli hub manifatturieri di Guangdong e Zhejiang) sono rimaste al lavoro e non si sono verificati ritardi sulle consegne.
Per il 2021, la Cina segnala comunque prudenza: il primo ministro, Li Keqiang, ha fissato un obiettivo di crescita di oltre il 6%, indicando cautela rispetto alla situazione internazionale di contrasto alla pandemia di Covid-19 e rispetto alle tensioni con gli Stati Uniti.
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