Il blocco del canale di Suez, a causa dello spiaggiamento della nave Ever Given, ha sicuramente peggiorato la situazione nel settore trasporto e logistica che, dall’inizio della pandemia, ha visto salire a dismisura i prezzi dei noli.
Sebbene se ne inizi a parlare solamente ora, infatti, è già dalla scorsa estate che il comparto manifatturiero mondiale è alle prese con forti aumenti sia dei costi delle spedizioni (noli e container) sia delle quotazioni di acciaio, metalli, petrolio e polimeri.
L’incidente è stato risolto e adesso?
Il blocco del Canale, anche se risolto, è l’ultima goccia nel già traboccante vaso del mercato delle commodity, che contribuisce così ad aumentare la pressione sul rialzo dei prezzi, già a livelli record negli ultimi mesi grazie alla ripresa economica e alle politiche di stimolo di potenze come Usa e Cina. L’aumento delle quotazioni offre una boccata d’ossigeno per i Paesi esportatori colpiti dalla crisi, ma allo stesso tempo mette a rischio i loro conti pubblici: la metà del mondo più fragile, che dipende dall’esportazione delle materie prime, ha infatti già dimostrato di essere vulnerabile alla volatilità dei prezzi delle commodity e ad afflussi improvvisi di capitali dettati da dinamiche non strutturali.
Il caos planetario della logistica
Ripresa la circolazione nel Canale, l’industria logistica globale sta ancora affrontando le conseguenze dell’ingorgo navale, prima fra tutte la prossima corsa a occupare i maggiori porti mondiali. Project44, piattaforma che monitora in tempo reale le rotte delle supply chain mondiali, stima il valore al dettaglio dei carichi bloccati in transito in oltre 83 miliardi di dollari. Considerando le deviazioni intraprese da altri convogli e i ritardi delle navi bloccate in Egitto, in questi mesi assistiamo ad un ingorgo nei porti di sbarco dei container, come Rotterdam, Gedda o Singapore, già intasati per le conseguenze del blank sailing, cioè la cancellazione di alcune fermate previste. Oltre a tonnellate di beni di consumo, ad essere coinvolte nell’ingorgo che ha bloccato centinaia di navi e vettori sono state anche le commodity, in particolare petrolio e gas naturale. Questo ha portato come naturale conseguenza un ulteriore aumento sui noli di trasporto, aggiungendo fino a 1600$ di tasse portuali extra da pagare alle compagnie marittime e 1000$ in più per le tariffe DIAMOND da aggiungere sui singoli container, raggiungendo un importo mai esistito prima di oltre 11.000$ per un container di 40HQ e 5200$ per un 20 piedi!
Attualmente la situazione è la seguente: chi ha ancora merce in casa sta posticipando il più possibile le nuove spedizioni, in attesa che i prezzi folli dei noli scendano un po’; chi invece non ha più merce in magazzino, si trova costretto ad importare per forza per non rimanere a corto di rifornimenti, ma a caro prezzo, anzi, carissimo!
Come sopravvivere a tutto questo?
È difficile elaborare una soluzione plausibile dove di scelte non ce ne sono molte: o si spedisce con questi prezzi o non si spedisce, con il rischio di non avere più merce in magazzino.
Nonostante le difficoltà che si stanno facendo sempre più intense, noi di China Wi siamo riusciti a trovare delle possibili soluzioni che possano permettere al nostro cliente importatore di mantenere un minimo di margine di guadagno, grazie alla collaborazione consolidata con i nostri spedizionieri, sempre pronti a trovare con noi soluzioni diverse e adatte a situazioni come queste che stiamo vivendo. Una di queste soluzioni è il container NOR (Non Operating Reefer) che può caricare fino a 60 cbm per container a prezzi fissi e contenuti, anche se il rilascio dello spazio dipende dalle compagnie navali; per i container NOR per fortuna, non è stata fatta tanta resistenza per l’imbarco, considerando il fatto che attualmente le compagnie navali rilasciano lo spazio quasi ed esclusivamente sui noli con tariffe DIAMOND. Un’altra alternativa è quella del groupage via treno. Nonostante il costo via treno sia più elevato rispetto alla via nave, considerata la situazione attuale dei costi noli alle stelle e il fatto che c’è il rischio che all’ultimo momento il container non venga imbarcato, il treno risulta la soluzione più adatta per spedire, con un transit-time di soli 20/25 giorni contro i 35/40 giorni della nave e con maggiore possibilità di trovare spazio disponibile.
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